sulle tracce di
San Domenico Abate
I luoghi
Officia propria in usum SS. Anagninae Ecclesiae, Fulginiae, MCCCXCVII, pp. 3-7
San Domenico, nato intorno al 960 a Foligno, è stato cenobita, eremita e poi fondatore di numerosi monasteri tra l’Umbria, l’Abruzzo e il Lazio. Lo accompagnava Giovanni, monaco e discepolo, con cui condivideva i romitaggi in luoghi impervi. Operò miracoli, liberò Cocullo dai morsi velenosi dei serpenti; fu costruttore di chiese, predicatore, riformatore; ebbe folle di seguaci e nobili protettori, riorganizzando intorno ai suoi monasteri il tessuto produttivo e sociale dei villaggi montani e dei castelli tra la Maiella e le Mainarde. Contemporaneo di San Nilo e di San Romualdo, ha contribuito al rinnovamento spirituale del clero e alla conversione contro la violenza. Morì a Sora, nella cella del suo monastero, il 22 gennaio 1031.
Collepardo, Eremo di San Domenico, X secolo
La grotta, il silenzio, il Santo
Nella Diocesi di Anagni Alatri San Domenico abate è compatrono di Collepardo (FR), dove giunse “per rivelazione” nel 996 per condurvi una radicale esperienza eremitica: abitò per tre anni in una grotta sulla costa del Peschio della Vacche, immerso nei boschi collepardesi della Selva d’Ecio tra i 700 e i 1000 m d’altitudine, in luoghi ancora oggi potenti per vetustà, bellezza selvatica e risorse naturali.
Collepardo, Monastero di San Bartolomeo, XI secolo
Collepardo, Certosa di Trisulti, XIII secolo
Il monastero di San Bartolomeo
Prima dell’anno 1003, poco al di sotto dell’eremo vicino alle polle del Rio Fortuno e alle pendici del monte Rotonaria, scelse di fondare un monastero, intitolandolo a San Bartolomeo, dotato di terre, foreste e fonti d’acqua grazie alle donazioni delle comunità vicine. La conoscenza dei rimedi fitoterapici di Domenico, santo guaritore contro il veleno dei serpenti, iniziò in queste terre una lunga ed eccelsa tradizione erboristica, sviluppata con continuità per mille anni anche dai monaci certosini che, nel 1204 per volontà di papa Innocenzo III, si avvicendarono nel nuovo cenobio di Trisulti.
Collepardo, Civita, Monastero di San Nicola, XI secolo (foto credits: Ent. dei Monti Ernici)
Collepardo, Ponte dei Santi, XI secolo | ricostruito nel 1862
Il ponte dei Santi
Si attribuisce inoltre a San Domenico la fondazione o per lo meno la cura di una comunità monastica benedettina femminile sul colle di Civita, sul versante opposto al monastero di San Bartolomeo, dove oggi restano la chiesa di San Nicola da Mira e alcuni ruderi.
Durante le solennità dell’anno liturgico, San Domenico teneva i suoi sermoni alle comunità femminile e maschile riunite dal ponte dei Santi che, superando il fiume Cosa, unisce i versanti di Trisulti e di Civita.
Collepardo, Chiesa del Santissimo Salvatore, Reliquiario con un frammento della mitria di San Domenico, XVIII secolo
La mitria
Nella chiesa parrocchiale del Santissimo Salvatore a Collepardo si conserva un reliquiario settecentesco in legno scolpito e dipinto con diverse reliquie, tra cui una della mitria del Santo abate: in questa chiesa Domenico celebrò nell’anno 1005 al rientro da Roma, dove si era recato per ottenere il protettorato pontificio su San Bartolomeo: tutti gli abitanti del castello – omnes majores et minores – gli si fecero incontro con fiori e offerte.
Vico Nel Lazio, Torre di San Domenico, XI-XIII secolo
L’impronta nella pietra
L’esperienza collepardese, prima della ventennale permanenza a Sora, permise a San Domenico di dispiegare la sua opera anche nei territori vicini, come a Guarcino e a Vico nel Lazio. Proprio a Vico su una pietra d’angolo della torre presso Porta Otricelli, detta anche “di San Domenico”, la tradizione popolare riconosce l’impronta del braccio e del gomito del Santo abate e in una nicchia quattro-cinquecentesca si conserva per la devozione popolare una statuetta in terracotta dipinta: si tratta di una variante modesta della settecentesca statua di San Domenico dell’abbazia di Sora, che lo ritrae con l’abito bianco e con la cocolla nera cistercense.
Vico Nel Lazio, Chiesa di San Michele Arcangelo, San Domenico Abate e San Michele Arcangelo ai piedi della Madonna Assunta, XVII secolo
Con San Michele Arcangelo
Con la veste cistercense, San Domenico appare anche nella chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo nella pala dell’altare maggiore datata al 1687.
Dal 1226 infatti il Capitolo generale dei Cistercensi aveva concesso di celebrare la festività di San Domenico abate benedettino come quella di un santo monaco della riforma cistercense.
Anagni, Cattedrale di Santa Maria Annunziata, Oratorio di Saint Thomas Becket, XII secolo
Vallepietra, Santuario della Santissima Trinità, XII-XIII secolo
In abito bruno
Con l’abito benedettino invece è ritratto in due delle più antiche immagini custodite nella nostra Diocesi: ad Anagni – sulla parete di destra – nell’oratorio di Saint Thomas Becket all’interno della Cattedrale di Santa Maria Annunziata nella teoria dei santi benedettini, menzionato in epigrafe come San Domenico di Cu[cu]le, nel ciclo risalente al pontificato di Alessandro III (1159-1181); e al Santuario della Santissima Trinità di Vallepietra (vai al virtual Tour), ai piedi della vertiginosa tagliata del Monte Autore: secondo alcune fonti, San Domenico raggiunse il magnifico scoglio della Santissima durante uno dei suoi viaggi, intrapresi per visitare i cenobi d’Abruzzo: sostando ai piedi della “petra imperatoris”, costruì un oratorio intitolato alla SS. Trinità e lo affidò al fedele monaco Goffredo; all’interno di questo oratorio rupestre, di fronte all’immagine venerata delle Tre Persone identiche, si custodisce un suo ritratto datato tra la fine del XII sec. e l’inizio del secolo successivo.
